ERINNERUNG – tracce di un percorso

“Quando le ragazze del Corso Teatrale Alcantara hanno scelto l’Olocausto come tema per il nuovo saggio, ero molto perplessa, sia per la loro giovane età (13/15 anni) sia per il timore nell’affrontare un argomento così importante correndo il rischio di cadere nella retorica o nel banale. Di fronte alla loro insistenza, ho ritenuto tuttavia giusto affrontare la sfida e correre il rischio; sono stati mesi molto impegnativi che ci hanno coinvolto a fondo sia per la ricerca storica sia per le emozioni che le memorie delle sopravvissute suscitavano in noi.”

M. Grazia Perazzini

Rosa: Tre anni fa, a cena con la nostra insegnante di teatro alla fine del laboratorio, ci siamo ritrovate a parlare del periodo nazista e da lì è nato il desiderio di lavorare su quell’argomento.
Dafne: C’era una domanda a cui non sapevamo dare risposta: Perché? Come era potuto accadere?
Grazia: Dovevamo trovare un nuovo punto di vista attraverso il quale rileggere quegli eventi.
Ute: Mi sono inserita nel progetto attraverso il mio “ sguardo” su quel periodo storico che mi ha toccato
personalmente in quanto nata alla fine degli anni cinquanta e quindi appartenente alla prima generazione dopo la seconda guerra mondiale.
Grazia: Abbiamo selezionato vari testi ai quali fare riferimento: “Lasciami andare madre” racconto autobiografico di Helga Schneider è stato il primo. Ci sembrava molto interessante analizzare quel periodo storico attraverso il rapporto madre – figlia.
Greta D: Quella madre che abbandona Helga di quattro anni e Peter di 19 mesi, nell’autunno del 1941 per arruolarsi nelle SS come guardiana nei campi di concentramento prima e di sterminio successivamente, ci lasciava senza parole.
Martina: Sachsenhausen, Ravensbruck ed infine Auschwitz-Birkenau, collaborando ad esperimenti eseguiti sulle prigioniere, era il percorso compiuto dalla madre di Helga.
Linda: Addentrandoci nel racconto e parallelamente approfondendo lo studio delle vicende collegate a quel periodo, ci siamo interessate al campo di Ravensbruck .
Ute: Ravensbruck fu l’unico campo esclusivamente femminile costruito durante il periodo nazista. Un progetto di H. Himler capo dell’SS. Ex allevatore di polli e venditore di concimi, fallito.
Benedetta: Due in particolare i libri che abbiamo scelto per documentare il nostro lavoro: Ravensbruck il Lager delle donne (di C. Bernadac) e il Ponte dei Corvi (di M. M. Arata) che contengono testimonianze di donne internate in quel campo.
Grazia: E’ stato molto difficile e doloroso leggere quei racconti di sofferenze, torture e sevizie fisiche e morali; mi sono chiesta più volte se non fosse troppo per delle adolescenti venire a contatto con tanto abbruttimento, ma era doveroso rispondere alla loro richiesta di conoscere e comprendere.
Rosa: Abbiamo capito che nel campo erano rinchiuse non solo donne ebree, ma anche dissidenti politiche, antinaziste, comuniste, socialdemocratiche, testimoni di Geova, zingare, prostitute, tedesche ariane colpevoli di aver amato uomini di “altre razze” ritenute inferiori.
Ute: “Di proprietà diretta di Himmler il campo ha visto orrori del nazismo affiancarsi alle azioni più efferate che alcuni uomini, in tutte le epoche, hanno riservato alle donne”.
Greta M: La cosa che più ci ha emozionato è stato leggere come in quell’orrore, “in quel mare di uomini e donne iena”, ci fossero ancora donne in grado di sperare, di proteggersi, di difendersi l’un l’altra. Ci ha colpito la forza, il coraggio, la dignità che nonostante tutto, molte di loro conservavano.
Chiara: Poiché anche noi eravamo tutte ragazze, ci è sembrato naturale parlare di quelle donne.
Lucia: Raccontare stralci delle loro storie.
Grazia: Abbiamo individuato così i passaggi delle testimonianze che più ci avevano commosso, scegliendo volutamente di non “rappresentare il male” ma di evidenziare ciò che di positivo in quella realtà disperata ancora sopravviveva.
Ute: I miei ricordi si sono affiancati a questa ricerca, attraverso le figure di mio padre e del resto della mia famiglia che pur essendo tedesca, ha subito i traumi di quella guerra, perché come dico durante lo spettacolo, il nazismo non ha colpito solo gli ebrei, ma anche tutti coloro che non rientravano nell’ideale della Germania perfetta, gli ammalati ad esempio a cui lo stato somministrava forzatamente l’iniezione letale o i giovani che non volevano andare a combattere per una guerra che ritenevano sbagliata.
Benedetta: All’ esame di terza media ho scelto di orientare la mia tesina sull’Olocausto, portando per l’interrogazione di francese la poesia di Micheline Maurel:
Il foudra que je me souvienne
Plus tard, de ces horribles temps,
Froidement, gravement, sans haine,
Mais avec franchise pourtant…

Bisognerà che mi ricordi
Di questo orribile tempo
Del volo incessante dei corvi
Di queste donne imbacuccate di vecchie carte e stracci
Di queste povere gambe gelate
di queste membra ingiallite, corrose
di questa tosse che toglie il fiato
di questo sguardo disperato
rivolto verso la terra lontana…

Il saggio Erinnerung è stato inserito all’interno del “PROGETTO MEMORIA 2017” del Comune di Rimini.
M. Grazia Perazzini, Ute Zimmermann, Rosa Righetti, Dafne Guerra, Greta Donati, Martina Rossi, Linda Pellegrino, Benedetta Muccioli, Greta Monti, Chiara Parmeggiani, Lucia Giulietti

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