Una misteriosa locanda si trova al crocevia di un lungo viaggio intrapreso da gruppi di persone e viaggiatori solitari.
Seguendo il percorso del fiume, alcuni di loro partono dal mare per raggiungere la montagna, altri seguono il percorso inverso, passando per sentieri, boschi, piccoli paesi, luoghi abbandonati.
Ognuno avverte dentro di sé la necessità del viaggio: cercare qualcosa o fuggire da qualcosa, conoscere altri luoghi ed altre persone, ri ettere sulla propria vita, scoprire.
Seguendo l’istinto e talvolta una “piccola guida” vestita di bianco che appare lungo il percorso, i viaggiatori trovano rifugio nella locanda, dove un Oste, custode di questo luogo senza tempo, si esprime come se fosse racchiuso in un mondo diverso, non interagendo direttamente con gli ospiti: ciò che dice è quasi il suono di vecchie poesie, parla come se sapesse già tutto. La situazione di intimità che si instaura fra i viandanti, spinge naturalmente a ricordare e a raccontarsi storie del proprio cuore e del proprio passato; i ricordi si confondono con gli incontri, la realtà con la fantasia, attraversati da un unico lo conduttore: l’amore in tutte le sue forme e sfumature. Mentre i racconti si compongono in parole ed immagini, potremmo pensare che la locanda non esista nella realtà, ma sia comparsa improvvisamente perché i viaggiatori avevano bisogno di lei.
E quasi non sappiamo più quanto tempo è passato, quanto tempo prima sono arrivati i viandanti, che stagione c’è fuori dalle nestre… chi è già arrivato, chi è sul procinto di farlo, e chi comparirà alle nostre spalle.
IL PROGETTO
Lo spettacolo “L’oste” rappresenta la sintesi di un lavoro articolato e complesso durato un intero anno, che ha coinvolto il gruppo in maniera molto forte, sia dal punto di vista emotivo sia per ciò che riguarda le tante esperienze vissute insieme, che vanno ben oltre il normale spazio/tempo di un laboratorio teatrale.
I personaggi e le ambientazioni che appaiono sulla scena, sono la rielaborazione fantastica di un percorso che ha toccato i vissuti di ogni persona, emersi attraverso l’utilizzo di tecniche ed esperienze diverse: dalle “interviste” a coppie finalizzate a far emergere storie e ricordi positivi in relazione al tema dell’amore e delle passioni, alle improvvisazioni teatrali a tema; dalle “passeggiate silenziose” al mare ed in collina, per cercare di cogliere ogni sfumatura dell’ambiente (suoni, profumi, percezioni visive), coniugando la meditazione solitaria all’esperienza di gruppo, per arrivare agli esercizi di scrittura creativa.
Così sono nate le “storie” divenute poi oggetto sia di ciò che viene raccontato sul palco, sia soprattutto dei cortometraggi, girati in luoghi suggestivi e sapientemente cercati in un territorio ricco di bellezza (Rimini, la Valmarecchia, angoli sperduti o turistici della costa romagnola). Ogni cortometraggio proiettato nel corso dello spettacolo, è frutto di numerose “uscite”, a piccoli gruppi o tutti insieme, dove ogni persona ha sperimentato i tempi tecnici, le ripetizioni, le attese, le “levatacce” all’alba per sfruttare la luce migliore, dunque anche le fatiche tipiche del lavoro cinematografico, molto diverso da quello teatrale. Ogni piccolo “viaggio” ha rappresentato un’esperienza vissuta intensamente dal gruppo e ha creato un’empatia che solo la condivisione di momenti importanti sa creare.
Durante le escursioni e nel corso del laboratorio teatrale, è nata l’idea della “locanda”, rifugio reale o immaginario, dove l’anima si mette a nudo per raccontarsi agli altri; e così è nata la figura dell’”Oste”, altrettanto surreale, simbolo di un non- luogo dove il tempo si rallenta. Nello spettacolo, ogni “attore” può ritrovare una piccola parte di sé e della propria storia ed anche per questo la preparazione della messa in scena è stata particolarmente coinvolgente, attenta ai suggerimenti ed alle idee di ognuno; grazie alla fortunata e non comune sinergia di tante professionalità artistiche diverse – dal teatro, alla fotografia, dal cinema alla musica – si è cercato di dare vita ad un grande racconto, dove realtà e fantasia si confondono e si sovrappongono.
DRAMMATURGIA: Anna Rita Pizzioli
REGIA: Damiano Scarpa e Anna Rita Pizzioli
VIDEO: Ilaria Scarpa e Luca Telleschi
DIREZIONE SCIENTIFICA: Dott. Andrea Parma
MUSICHE ORIGINALI: Mattia Guerra
Regione Emilia Romagna – Progetto Teatro e Salute Mentale, AUSL Romagna U.O. Riabilitazione Psichiatrica, Rsp Le Radici – Formula servizi alle persone Coop. La Ginestra, Associazione Papa Giovanni XXIII, Associazione Luigi Pagniello